La condizione di comorbilità del paziente non esclude la responsabilità del medico

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Le condizioni patologiche preesistenti devono essere riguardate come concause dell’evento, che, secondo insegnamento da tempo acquisito, sono irrilevanti agli effetti della determinazione e commisurazione della responsabilità. A stabilirlo è la Cassazione con ordinanza dell’8 novembre 2023, n. 31058.
La vedova, i figli e i fratelli di A.B., nel 2006 convennero in giudizio, davanti al Tribunale di Napoli, l'A.O.R.N. Cardarelli, chiedendone la condanna al risarcimento dei danni subiti a seguito del decesso del loro congiunto, avvenuto in data 21 giugno 2004.
Esposero a fondamento che il predetto, in data 14 febbraio 2004, venne ricoverato presso l'Ospedale Cardarelli di Napoli, con diagnosi all'ingresso di «ictus cerebrale ed emiparesi lato dx, per lesione vascolare cerebrale a sinistra con infarcimento secondario».
Dimesso il successivo 20 febbraio, il giorno seguente venne ricoverato presso il Clinic Center per la prevista riabilitazione motoria, ma il 10 marzo il paziente, in preda a ripetute crisi convulsive, venne trasferito presso la Rianimazione dell'ospedale San Paolo.
In tale struttura il B. giungeva in stato soporoso e veniva diagnosticata l'avvenuta insorgenza di un nuovo ictus cerebrale all'emisfero di destra, per il quale rimaneva in un gravissimo stato di salute per oltre tre mesi sino al 18 giugno 2004, data in cui i sanitari decidevano di trasferirlo presso l'Istituto Europeo di Riabilitazione di Isernia, ove però peggiorava ulteriormente fino all'exitus avvenuto il 21 giugno.
Gli attori ascrivevano alla convenuta di aver omesso adeguato monitoraggio del paziente dal ricovero alle dimissioni, avvenute dopo appena sei gg. dall'episodio ischemico cerebrale, «senza neppure la prescrizione di un idoneo programma terapeutico e di controlli specialistici e strumentali, disponendo invece il rinvio a domicilio con erronea prescrizione di precoci terapie riabilitative da effettuarsi presso il Clinic Center, in cui fra l'altro non erano disponibili posti letto e che non era attrezzato a gestire un paziente ad alto rischio di vita»; ciò sull’assunto che il secondo e più grave episodio ischemico cerebrale si sarebbe potuto evitare, con alta probabilità, se fosse stato evitato lo stress riabilitativo al quale il paziente fu precocemente sottoposto e se non fossero state omesse le cure necessarie in tempi e in modi adeguati. Instaurato il contraddittorio ed espletata c.t.u. il Tribunale, con sentenza n. 5956 del 2012, rigettò le domande.
Interposto gravame la Corte d’appello di Napoli, dopo aver disposto nuova c.t.u. medico-legale ed avere anche richiamato a chiarimento il nuovo consulente, sulle conclusioni dello stesso e in totale riforma della decisione di primo grado, ha accolto le domande risarcitorie, condannando l’azienda ospedaliera appellata al pagamento delle somme specificamente ivi determinate.
Avverso tale sentenza l'A.O.R.N. «A. Cardarelli» propone ricorso per cassazione affidato a due motivi.
La Suprema Corte, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha osservato che, in caso di comorbilità del paziente, la condotta dei sanitari costituisce certo una concausa che a tale evento ha condotto insieme con le condizioni patologiche preesistenti; è però una concausa di rilievo determinante, alla luce delle valutazioni dell’ausiliario secondo cui «l'omissione dei sanitari dell'A.O. Cardarelli non si è inserita in un processo irreversibile che avrebbe comunque portato al secondo ictus e poi al decesso quattro mesi dopo, ma … l'interruzione del farmaco dicumarolico ha costituito una determinante concausa del secondo ictus e dell'exitus del paziente, giacché, se fosse stata tenuta la condotta alternativa corretta, il decesso non si sarebbe verificato secondo il "più probabile che non”».
Sono, tali condizioni preesistenti, da riguardare quali concause dell’evento (concause di lesioni) che, secondo insegnamento da tempo acquisito (v. Cass. Cass. n. 15991/2011), sono irrilevanti agli effetti della determinazione e commisurazione della responsabilità.
In base al principio dell’equivalenza causale l’autore del comportamento imputabile risponderà, infatti, per intero delle conseguenze derivanti dall’evento lesivo, ancorché a quest’ultimo abbia concorso, sia pure con rilievo preponderante, la causa naturale preesistente (come nel caso di scuola dell'emofiliaco cui venga inflitta una minuscola ferita: principio del nothing or all o thin skull rule).

https://www.altalex.com/documents/2023/11/20/condizione-comorbilita-paziente-non-esclude-responsabilita-medico
Fonte: Wolters Kluwer - Altalex

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